Impatto sociale: 3 iniziative da cui trarre ispirazione

Fare impresa oggi significa assumersi una responsabilità che va oltre i risultati economici. Significa anche interrogarsi sull’impatto generato sulle persone, sulle comunità e sui territori in cui si opera.

La responsabilità sociale è una parte integrante della sostenibilità. Insieme alla dimensione ambientale e alla governance, rappresenta un pilastro su cui costruire un modello d’impresa più consapevole. Promuovere l’inclusione, investire nella formazione e nella crescita professionale, sostenere lo sviluppo locale: sono alcune delle strade attraverso cui un’organizzazione può prendersi cura del proprio contesto umano e sociale.

Ma cosa significa essere socialmente responsabile e come si traduce concretamente nella pratica quotidiana di un’impresa? In questo articolo presentiamo tre iniziative di aziende italiane – Eni, Lavazza e Benetton – che hanno saputo coniugare crescita economica e impatto sociale, mostrando che un altro modo di fare impresa è possibile.


Eni: il volontariato d’impresa come ponte tra l’azienda e le comunità locali ​

Nel 2025, Eni ha avviato un nuovo programma di volontariato aziendale, offrendo ai dipendenti la possibilità di dedicare parte dell’orario di lavoro ad attività sociali sul territorio. L’iniziativa prevede fino a due giornate retribuite all’anno da dedicare a progetti in collaborazione con enti del Terzo Settore scelti dai dipendenti.

L’obiettivo? Sostenere concretamente le comunità locali, promuovendo allo stesso tempo coesione interna, condivisione e senso di appartenenza.

Cosa ci insegna l’esempio di Eni? Il volontariato aziendale può generare impatti sociali positivi su più livelli. Offre un sostegno tangibile alle comunità, mettendo a disposizione tempo, competenze e risorse per chi ne ha più bisogno. Allo stesso tempo, rappresenta un’occasione per rafforzare i legami tra colleghi, dare un significato più profondo al proprio lavoro e costruire un’identità aziendale più coesa e consapevole. 

Non serve essere una grande azienda per fare la differenza. Anche una piccola impresa può attivarsi con azioni semplici: una giornata dedicata al volontariato, una collaborazione con un’associazione locale, un’iniziativa nata da un’idea condivisa tra colleghi.


Lavazza: la formazione come leva di inclusione

Attraverso il programma A Cup of Learning Lavazza dimostra che la formazione può essere uno strumento potente per promuovere l’inclusione sociale.

In particolare, investe nella formazione professionale dei giovani in condizioni di fragilità, offrendo competenze pratiche per accedere al mondo del lavoro nella filiera del caffè. Avviato nel 2017, il progetto ha già coinvolto oltre 700 partecipanti in 20 Paesi.

Il programma si sviluppa su due percorsi distinti: il primo è incentrato sul caffè verde e fornisce competenze tecniche per valutare la qualità del prodotto. Il secondo si concentra sulla formazione da barista, con moduli pratici su macinatura, estrazione, utilizzo delle macchine espresso e latte art. 

All’interno di questo impegno si inserisce anche AdAstra, un progetto formativo gratuito rivolto a giovani NEET (Not in Education, Employment or Training) dell’area milanese. Solo nell’edizione 2024, 43 ragazzi e ragazze dell’area milanese hanno iniziato un percorso che include moduli su soft skills e 40 ore di formazione tecnica presso il Training Center Lavazza a Torino. Il risultato? Un tasso di assunzione post-formazione che ha raggiunto il 75%.

Cosa ci insegna l’esempio di Lavazza? Ogni azienda può trasformare le proprie competenze distintive in strumenti di impatto sociale. Offrire formazione di qualità per chi ha minori opportunità significa offrire reali possibilità di autonomia e inclusione. È un modo concreto per contrastare la marginalizzazione economica e sociale e contribuire a una società più equa, mettendo al centro le persone.


Benetton: una catena di fornitura etica per una moda più responsabile  

Nel settore della moda, dove le filiere produttive si estendono in più Paesi e coinvolgono numerosi fornitori, garantire condizioni di lavoro dignitose non è solo una sfida logistica ma una responsabilità etica. In questo contesto, Benetton è stata tra le prime aziende italiane del settore a promuovere un modello di gestione responsabile della catena di fornitura.

La sua strategia si fonda su un Codice di Condotta vincolante per tutti i fornitori, che impone il rispetto dei diritti umani, la tutela ambientale e condizioni lavorative sicure e dignitose. 

Dal 2024, Benetton ha introdotto il modulo Higg Facility Social & Labor (FSLM), uno strumento sviluppato a livello internazionale per valutare l’impatto sociale della catena di fornitura. Ogni fornitore inizia con un’autovalutazione sulle proprie pratiche in ambiti come orari, salari, salute e sicurezza. 

Questa autovalutazione viene successivamente verificata sul campo da enti terzi indipendenti, attraverso visite in stabilimento, interviste con i lavoratori e analisi delle condizioni di lavoro. Il processo consente di individuare eventuali criticità come l’eccessivo uso di straordinari o il mancato rispetto dei diritti sindacali e di attivare piani di miglioramento concreti.

Se le criticità riscontrate non vengono risolte dai fornitori, la collaborazione può essere sospesa o interrotta.

Tuttavia, l’obiettivo non è sanzionare, ma costruire relazioni solide e durature, fondate sulla trasparenza e su una responsabilità condivisa. Benetton si impegna infatti ad affiancare i propri fornitori in un percorso di miglioramento continuo, affinché la responsabilità sociale diventi un elemento strutturale dei processi produttivi.

Cosa ci insegna l’esempio di Benetton? Costruire una filiera responsabile significa selezionare con cura fornitori che condividano i propri valori come il rispetto dei diritti umani, la sicurezza sul lavoro e la trasparenza. Non si tratta solo di controllare i fornitori ma di creare un rapporto di collaborazione che favorisce l’adozione di pratiche sociali più virtuose.

Una filiera fondata su trasparenza e valori condivisi diventa più resiliente nel lungo periodo. È meglio preparata a prevenire rischi legati a condizioni di lavoro non conformi o a episodi che possono danneggiare la reputazione dell’azienda, proteggendo così la fiducia costruita con i clienti, gli investitori e la comunità.


Scopri cosa puoi fare nella tua azienda

L’impatto sociale si misura nella capacità di creare legami autentici con il territorio e le persone. Ogni impresa, indipendentemente da dimensioni o settore, può generare valore condiviso attraverso iniziative come il volontariato aziendale, la formazione inclusiva, una gestione più etica della filiera o altre azioni orientate al bene comune.

Se queste iniziative ti hanno ispirato e vuoi capire come tradurre questi principi nella tua realtà, contattaci.

Kyklos Carbon può affiancarti nel costruire percorsi di sostenibilità su misura, concreti e coerenti con i tuoi valori.

Laetitia Dayras 5 settembre 2025
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